Il bello del Tagofest è che ci si ritrova praticamente tutti: c’erano metà dei nostri tanti co-produttori, un sacco di colleghi musicanti, cibo, bevande e gente simpatica in genere. Poi si sente l’aria di mare, si sta all’aperto e non ci si rincoglionisce come in quei carrozzoni stressanti tipo MEI. Tutto è filato liscio, esclusi i venti minuti thriller in cui, causa qui pro quo sugli orari, abbiamo aspettato che Atros (ormai stabile nel ruolo di controfigura bassistica) e Gateaux tornassero dal mare: dovevamo suonare di lì a poco. Per fortuna ce l’hanno fatta, malgrado la sabbia e il sale.
Un parzialissimo resoconto fotografico di com’è stato lo trovate, al solito, qui.